Musei digitali: la pandemia come occasione di rinnovamento

La pandemia ha avuto un forte impatto nella gestione e nel rinnovamento delle istituzioni culturali.

In Italia il processo di adattamento alle nuove condizioni è stato graduale ma notevole: i musei del nostro paese erano ancorati ad antiche concezioni di fruizione della cultura tramite percorsi di visita tradizionali dal vivo e talvolta con l’ausilio di guide e audioguide.

Nonostante piccoli interventi di modernizzazione, prima dell’emergenza sanitaria e la conseguente chiusura delle istituzioni culturali, non vi è stato particolare interesse per apportare un cambiamento sostanziale nell’approccio a queste realtà.

Malgrado le difficoltà iniziali esse hanno dovuto riformulare la propria offerta superando una barriera ed esportando i propri contenuti in ambito digitale. In tal modo l’esperienza non è rimasta relegata ad un determinato luogo e tempo ma è divenuta sempre accessibile, creando peraltro un rapporto più intimo tra utente e istituzione.

Da questo punto di vista, infatti, è stato riscontrato innanzitutto un notevole rinnovamento dell’utilizzo dei canali digitali: se da un lato chi non li possedeva ha dato origine a pagine social e siti web, dall’altro è cambiata l’ottica per chi già ne faceva uso. La comunicazione ha subito un’inversione di rotta, da una finalità esclusivamente promozionale e informativa si è passato a uno storytelling attrattivo, volto alla conoscenza di ciò che il museo offre e la sua riproposizione in chiave moderna.

Grazie a questa intuizione si è verificato un incremento dei siti web e degli account ufficiali sui social rispetto agli anni precedenti. Riguardo i primi, nel 2019 vi era una percentuale di musei online del 43,7%, che ha raggiunto l’85% nel 2020 e il 95% quest’anno. Gli account social vantano la medesima crescita dal momento che, attualmente, l’83% dei musei italiani possiede i propri account, a dispetto del 69% del 2019 e del 76% del 2020.

Dunque in cosa è cambiata l’offerta grazie al digitale?

Diverse istituzioni hanno promosso laboratori e attività didattiche online anche destinate alle scuole, virtual tour, podcast e la digitalizzazione del catalogo museale.

Generalmente le nuove proposte sono state fornite gratuitamente per aumentare l’engagement e invogliare il pubblico a usufruire dei loro contenuti. Tra queste meritano una menzione il virtual tour del Museo Egizio di Torino e la mostra virtuale delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, che offrono una grande quantità di contenuti e informazioni dettagliate sulle opere.

Una piccola percentuale di musei, invece, ha sperimentato attività e materiale a pagamento.

Il MArTA di Taranto, ad esempio, ha creato un tour virtuale messo a disposizione degli utenti tramite una donazione, mentre la Pinacoteca di Brera ha permesso l’abbonamento alla piattaforma Brera Plus+ come arricchimento dell’esperienza fisica tramite contenuti multimediali, programmi speciali, concerti ed eventi.

Tali cambiamenti hanno, così, aperto la strada al digitale determinando la possibilità di intraprendere diversi e più innovativi approcci alla cultura anche post pandemia.

A questo proposito si sta già manifestando, a seguito delle riaperture, la volontà di mantenere un rapporto virtuale tra enti e pubblico, tramite esperienze diverse sviluppate anche sotto forma di videogiochi e di realtà aumentate (AR).

Sappiamo bene quanto il mondo del gaming si stia sviluppando in tal senso fornendo un valido appoggio alla conoscenza e alla fruizione della cultura. In Italia possiamo vederne un chiaro e significativo riferimento in Climate Hero, un gioco sulla piattaforma Minecraft, ambientato a Venezia e ideato dal Museo del ‘900: sebbene la finalità sia di carattere educativo legata alla promozione di uno stile di vita sostenibile, esso restituisce anche un’immagine della città e del museo stesso consentendo di affrontare trasversalmente diverse discipline tra cui storia e arte.

Riguardo la realtà aumentata, invece, possiamo citare Castel del Monte, in Puglia, che da gennaio è diventato un HoloMuseum, un museo dai contenuti digitali di intelligenza artificiale e realtà mista sviluppati da Hevolus Innovation in collaborazione con Microsoft Italia e Infratel Italia. La fortezza del XIII secolo, patrimonio dell’UNESCO, è diventata così fruibile tramite l’app MVRGIA con la quale sarà possibile beneficiare di contenuti di realtà aumentata che rendono la visita più interattiva: una delle esperienze consentite è quella di poter godere di una guida d’eccezione, poiché sarà lo stesso avatar 3D di Federico II di Svevia, il primo proprietario del castello, a raccontare la storia dell’edificio.

Grazie alla modalità Mixed Reality del computer oleografico Microsoft HoloLens 2 sarà, peraltro, possibile visitare l’edificio storico sia di presenza che a distanza: la visita virtuale da remoto è prenotabile e garantita da una guida presente in loco, che condividerà la propria vista degli ambienti e dei contenuti digitali extra con l’utente a distanza.

Insomma il digitale ha avuto successo e continuerà a suscitare interesse nel mondo della cultura, motivo per cui riteniamo auspicabile un incremento di tali strumenti a supporto di quelli preesistenti.

Di certo anche lo sviluppo di modalità d’accesso e di sistemi di sicurezza digitalizzati, come biglietti online, QR code, App con Beacon, schermi touch screen, implementati in questo ultimo anno, non sono da sottovalutare in quest’ottica.

Adesso non resta che sfruttare e potenziare questa nuova e maggiore consapevolezza del fatto che mondo fisico e digitale possono convivere e anzi completarsi a vicenda.

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