Arte contemporanea e Videogiochi: una sfida del Centre Pompidou

L’arte contemporanea soffre molto spesso di aspre critiche che non le permettono di decollare e renderla accessibile a tutti. E se un videogioco potesse, al contempo, essere un mezzo di riscatto per sé e per questo movimento artistico?

Prisme7, ovvero il video gioco sviluppato dal Centre Pompidou, ha accolto questa sfida generando un discreto successo. Esso consiste nell’interagire, attraverso delle sfere rosse raccolte lungo il percorso, con diverse opere contemporanee tra cui quelle di Veilhan, Mondrian, Andy Warhol e perfino le architetture di Renzo Piano e Richard Rogers.

Queste andranno a costituire la collezione virtuale del giocatore, rappresentato virtualmente da un personaggio anomalo, diverso dalla solita figura umana o animale: si tratta, infatti, di un’entità di molecole luminose che ben rappresenta un’arte che non vuole configurarsi in maniera definita e che è costituita da movimenti molto diversi l’uno dall’altro.

Ci si sposta, così, attraverso uno spazio di colore e luce scoprendo, poco a poco, tutte le caratteristiche delle varie opere d’arte livello dopo livello: colore e funzione, colore e spiritualità, colore e sistema, luce e fisica, colore e impegno, luce e immersione, colore ed emozione.

In un vero e proprio universo immersivo ed educativo si evincono i principi fondanti delle opere contemporanee, tra i quali la capacità di osservare e di comprendere a cui segue quella di reinterpretare e di creare.

A questo proposito, però, il suo grande punto di forza, l’arte, prende forse troppo il sopravvento in un gioco che è poco “giocabile”: sembra, infatti, che manchi di suspence e di momenti esclusivamente ludici puntando soprattutto al carattere educativo del prodotto.

I giovani studenti, che dovrebbero essere il pubblico primario di un videogioco del genere, potrebbero, dunque, non apprezzarlo.

Se esportassimo, allora, l’idea del Centre Pompidou e la rendessimo accessibile a tutti, e soprattutto agli studenti, affiancando tanti momenti ludici ad altrettanti pedagogico-didattici all’interno del videogioco?

Potrebbe davvero risultare un’ottima scelta educativa per rendere più attrattiva una materia scolastica quale la storia dell’arte che, attraverso il videogioco, avrebbe una notevole possibilità di essere accolta da un pubblico giovane. Per di più si riscatterebbe, così, il suo valore agli occhi di tutti coloro che tutt’ora non riescono a comprenderla grazie ad uno strumento che potrebbe, difatti, svelarne la vera essenza.

Prisme7 ha compiuto il primo passo, chissà che sia l’Italia il paese a produrne ancora un altro.

Il gioco è stato progettato da artisti digitali e sviluppato, oltre che dal Centre Pompidou, da Game in Society e Bright, su una colonna sonora creata appositamente da Ircam Amplify. Il Ministero della Pubblica Istruzione e della Gioventù ha, poi, dato il proprio sostegno.

È scaricabile gratuitamente a questo link:

 

 

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