Geocaching, il gioco per vincere l’esperienza di un luogo

“Homo Ludens” è il termine coniato nel 1938 dallo storico olandese Johan Huizinga e racchiude in sé la convinzione che il gioco sia una componente fondamentale del comportamento umano. Attraverso il gioco si esplora il mondo, si scoprono le sue dinamiche, si apprende, si instaurano relazioni, si fa esperienza. Esperienza anche di un luogo. In altri termini ci si può far coinvolgere e guidare da un gioco per avere come premio la scoperta di tutti quei significati radunati da un luogo, ossia il suo Genius Loci.

Tra i giochi esperienziali di questo tipo vi è il Geocaching, un’evoluzione tecnologica della classica caccia al tesoro, in cui i partecipanti, detti “geocachers”, usano un dispositivo GPS o un’App su Smartphone per nascondere o trovare dei contenitori di differenti tipi e dimensioni. Questi contenitori sono chiamati “geocaches” o più semplicemente “caches”.

Il Geocaching nacque nel 2000 negli Stati Uniti, quando l’amministrazione di Bill Clinton rimosse il Selective Availability dal segnale GPS, che era il disturbo che ne comprometteva la precisione, portando l’incertezza dagli allora 100 metri agli attuali 5 metri. Per gli appassionati di GPS dell’epoca questo fu un fatto straordinario e i newsgroups su Internet vennero immediatamente popolati di idee su come la tecnologia GPS potesse essere impiegata.

Il 3 maggio 2000, Dave Ulmer, un informatico entusiasta del GPS, volle verificare l’accuratezza del segnale nascondendo un oggetto nei boschi vicino a Portland, nell’Oregon. Chiamò quest’idea “Great American GPS Stash Hunt” e la pubblicò su un gruppo Internet di utilizzatori di GPS. L’idea era semplice: nascondere una scatola in un luogo e annotare le coordinate (latitudine e longitudine). Il cercatore avrebbe dovuto trovare la scatola localizzandola tramite il suo dispositivo GPS. Con una semplice regola: prendere qualcosa dal contenitore e lasciare qualcosa al suo interno. Questa prima scatola, che conteneva un logbook (ossia un diario di bordo su cui annotare la propria visita), una matita, alcuni libri e videocassette, venne ritrovata dopo 3 giorni da Mike Teague, che subito condivise online la sua esperienza. Nelle settimane successive, come accade per molte idee nuove su Internet, questo concept si diffuse rapidamente. Dopo un mese Mike Teague cominciò a raccogliere sulla propria pagina personale le coordinate geografiche di luoghi in giro per il mondo in cui venivano posizionati nuovi contenitori in attesa di essere ritrovati. Creò una specifica mailing list in cui una delle discussioni si focalizzò sul nome di questa nuova attività: bisognava sostituire “stash”, avente un’accezione negativa, con un nome più immediato e coinvolgente. Così nacque il nome “geocaching”, formato dal prefisso “geo”, per indicare la Terra e quindi la natura outdoor di questa attività e “caching”, dalla parola francese “cache”, che significa nascondiglio, ma allo stesso tempo un termine in uso nell’informatica (si pensi alla memory cache, il computer storage utilizzato per recuperare velocemente informazioni usate di frequente).

Quindi il Geocaching è la combinazione di: Terra – nascondiglio – tecnologia. Attraverso la tecnologia e il gioco è possibile scoprire i tesori nascosti di questa Terra.
A settembre del 2000 Mike Teague passò l’idea a Jeremy Irish che assieme a Bryan Roth ed Elias Alvord la svilupparono e lanciarono il sito Geocaching.com, fondando a Seattle (USA) la società che ancora oggi coordina il Geocaching a livello mondiale.

Come funziona nello specifico il Geocaching? Innanzitutto va precisato che è un’attività che si svolge in parte sul web e in parte outdoor. Per iniziare la propria avventura è necessario dotarsi di un dispositivo GPS da trekking o in alternativa scaricare una delle tante Geocaching App su Smartphone. A questo punto ci si iscrive al sito ufficiale www.geocaching.com. L’iscrizione base è gratuita, chi invece desidera avere delle funzionalità aggiuntive paga un’utenza Premium di 30 Euro all’anno.
I giocatori (geocachers) si dividono in: hiders e seekers e ognuno può essere indifferentemente l’uno e l’altro. Gli hiders nascondono un tesoro (la cache), solitamente in prossimità di luoghi meritevoli di una visita, siano essi in città che in un contesto non urbano, e ne acquisiscono le coordinate geografiche. Tali coordinate vengono pubblicate sul sito ufficiale insieme ad un listing, che comprende la descrizione del posto, la sua storia, le curiosità ad esso collegate e la classificazione del tipo di terreno e della difficoltà nel rinvenire il contenitore. La classificazione del terreno va da 1 (terreno accessibile con sedia a rotelle) a 5 (percorso estremo, come per esempio scalare una montagna, avventurarsi in una grotta, esplorare un fondale marino).

Il seeker è colui che, una volta visualizzato il listing pubblicato su web o su Smartphone, parte alla ricerca della cache guidato dalle coordinate geografiche. Quando trova il contenitore firma il logbook contenuto al suo interno e successivamente registra online la sua visita. In questo modo, per ogni “found”, il seeker guadagna 1 punto.
Le caches possono essere tradizionali quando portano direttamente alle coordinate del nascondiglio, oppure possono prevedere diversi steps, che richiedono la risoluzione di enigmi più o meno complessi prima di arrivare alle coordinate finali.
Terreno (T) e difficoltà (D) di cui si è parlato poco fa sono due elementi di sfida che determinano l’attrattività di una cache e a volte sono fondamentali nello spingere i giocatori a superare i propri limiti e resistenze. In alcuni casi la ricerca di una cache assume un significato che va ben oltre il semplice scopo di apporre la propria firma sul logbook. Così come il First to Find (FTF), ossia essere i primi nel trovare una cache appena pubblicata, è un elemento di coinvolgimento estremamente elevato, che crea una competizione, a volte sfrenata, tra i giocatori.
La community di Geocaching conta nel mondo più di 10 milioni di appassionati ed attualmente esistono oltre 3 milioni di caches nascoste. In Italia ci sono poco più di 20.000 caches, con una maggior concentrazione al Nord e al Centro. Restando in Europa, in Germania le caches sono oltre 400.000. La Svizzera, che ha una superficie 7 volte inferiore a quella dell’Italia, possiede oltre 30.000 caches.

Chi è il geocacher? Il coinvolgimento in questo gioco è trasversale rispetto alle varie fasce di età ed il denominatore comune, oltre alla passione per i viaggi, l’aria aperta, la tecnologia, è sicuramente la curiosità che fa rimanere “bambini desiderosi di giocare”. I geocachers sono famiglie con bambini, giovani che amano praticare attività sportive, persone non più attive nel lavoro, ma desiderose di viaggiare e scoprire nuovi luoghi. L’istituto di ricerca Ipsoa ha condotto qualche anno fa un’analisi ed ha tracciato il profilo del geocacher USA. E’ emerso che ha 38 anni, è maschio, con famiglia. In più del 50% dei casi ha un livello di education medio-alto e sempre per oltre il 50% dei casi utilizza il Geocaching per turismo.

Proprio quest’ultimo elemento, insieme alle altre due caratteristiche del Geocaching, ossia la puntualità (i giocatori arrivano esattamente dove li portano le coordinate geografiche) e la misurabilità (è possibile sapere chi sono i geocachers attraverso i registri visita online e in loco), spinse nel 2012 Geocaching.com a sviluppare un livello professional di Geocaching. In pratica il gioco poteva essere impiegato come strumento di promozione di un luogo, una città, una regione. Nacquero così i GeoTours ufficiali, che sono un insieme di caches che conducono i geocachers lungo un percorso all’interno di un’area specifica. Le caches possono essere lungo un sentiero, attraverso siti storici, in un parco, e anche nel mezzo di un’area urbana. Un GeoTour ha come filosofia riscoprire, per dirla con Bruce Chatwin, le “vie dei canti”, e ambisce ad evocare le piccole e grandi storie dei luoghi che diventano parte del gioco stesso. La creazione di un GeoTour viene svolta solitamente da un Ente (città, Regione, Parco) che intende offrire un modo alternativo e coinvolgente di visita, creando una meta condivisa a livello mondiale. Infatti i GeoTours sono accompagnati da una robusta promozione attraverso i canali social di Geocaching.com e con newsletters selettive che vanno ad intercettare settimanalmente 3 milioni di utenti già sensibilizzati.

I canali social di geocaching.com contano:

Facebook: 564.000 friends (con 5.000 nuovi like a settimana)

Instagram: circa 100.000 followers

Twitter: circa 80.000 followers

YouYube: circa 55.000 subscribers

Pinterest: oltre 15.000 followers

Dal 2012 ad oggi sono stati creati nel mondo circa 100 GeoTours e attualmente sono attivi quasi 70 (https://www.geocaching.com/play/geotours)

Dal 2015 è presente in Italia un solo GeoTour ufficiale e si trova in Sicilia. Questo GeoTour è stato voluto dalla Regione Sicilia e dal Dipartimento per lo Sviluppo Rurale e Territoriale nell’ambito del Programma per lo Sviluppo Rurale 2007-2013, con l’obiettivo di promuovere l’attrazione turistica in alcune Riserve Naturalistiche regionali. Il SicilyGeoTour consiste in un percorso di 35 caches nelle Riserve dello Zingaro, di Monte Cofano e della Ficuzza. A quasi 2 anni dalla sua attivazione i dati dicono che oltre l’80% dei visitatori è straniero, in particolare proviene da Germania, Svizzera, Francia, Olanda e Belgio. Il 35% dei geocachers che hanno visitato il SicilyGeoTour ha un’età compresa tra i 31 e i 60 anni; quasi il 15% sono bambini sotto i 10 anni. Questo GeoTour è stato strutturato per far fermare i geocachers nei luoghi della visita almeno 3 giorni: in realtà il tempo medio di permanenza è pari a 7 giorni.

SicilyGeoTour_Riserva di Monte Cofano

Il GeoTour della Sicilia ha introdotto due ulteriori elementi per rendere ancora più avvincente l’esperienza di geocaching: il Passaporto su cui collezionare i ritrovamenti delle caches e il Geocoin, un premio legato al completamento del Passaporto.
Maggiori informazioni sul SicilyGeoTour sono disponibili su www.geocachingsicilia.com.

Photos credits: Geocaching.com e Matùs Morong

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