Il gioco come modalità di scoperta delle collezioni

Audience Engagement al Bagatti Valsecchi

Mercoledì 27 giugno si è segnato l’acme di un percorso avviato in febbraio tra il Museo Bagatti Valsecchi e il corso di Augmented Reality & Mobile Experience della Scuola di Design del Politecnico di Milano. Grazie ad una collega da anni nel settore di digital e Musei arriva il contatto, e dall’incontro con Davide Spallazzo, docente del corso al Politecnico, la proposta di trasformare il Museo in un caso di studio per il semestre primaverile. L’entusiasmo è tanto per quella che sembra da subito una perfetta unione: i fratelli Bagatti Valsecchi, nel loro coniugare modernità e bellezza, tecnologia e quotidianità, furono antesignani veri e propri del moderno concetto di design; la naturale conseguenza è quella di lavorare quindi con la Scuola di design ad un progetto per fare vivere l’incontro tra chi ha dato vita a Casa Bagatti Valsecchi e chi la visita oggi.

Il corso del Politecnico si propone come momento di dialogo e sperimentazione sull’utilizzo della tecnologia mobile e sulle potenzialità che essa offre nel campo del design. Gli studenti vengono introdotti nel mondo della mobile technology e dei servizi ad essa connessi, fornendo loro contributi teorici e conoscenze di base sul design di un’esperienza del genere. L’approccio è duplice: alle lezioni teoriche si affianca lo sviluppo di progetti che valorizzano sia le competenze acquisite sia le capacità di sviluppo degli studenti. I risultati di apprendimento previsti sono la conoscenza delle principali teorie a supporto della progettazione di esperienze mobile, la capacità di seguire una metodologia e un processo strutturato per lo sviluppo di progetti inseriti nello spazio ibrido tra reale e virtuale attraverso le sue fasi principali (analisi, sviluppo creativo, implementazione e test) e la realizzazione di prototipi funzionanti che traducono in pratica gli scenari ipotizzati.

Nel definire l’input da dare agli studenti abbiamo scelto di alzare ancora di più l’asticella: non riferirsi quindi ad un pubblico tradizionale e generico, ma a quello più difficile dei giovani (target 18-35 anni), tanto abituati all’uso quotidiano della tecnologia quanto poco avvezzi alla fruizione dell’ambiente museale, se non in occasioni più pop. Una sfida, un esperimento: stimolare i 60 studenti del corso del Politecnico a innamorarsi del Museo facendolo proprio al punto da individuarne i punti di forza, per valorizzarli, e quelli di debolezza, per minimizzarli; sviluppare esperienze di visita alternative per il museo, con uno speciale focus sui giovani under 35 e un tempo di visita che non superasse i 45 minuti. Questo rispondendo a due necessità: il poco tempo a disposizione e la bassa soglia di attenzione che contraddistingue in generale nel pubblico dei Musei, e la quasi totale assenza di giovani visitatori del Bagatti Valsecchi. La complessità ed eterogeneità di strati di storia e di storie, di personaggi, di oggetti, di tecniche, di materiali, hanno poi contribuito a creare un humus fertile per dare vita a differenti percorsi d’azione.

Interazione al museo Bagatti Valsecchi

La sfida è stata raccolta con entusiasmo e i giovani studenti hanno speso pomeriggi e weekend visitando il Museo, hanno seguito i visitatori per studiarne i percorsi, le abitudini e gli interessi, hanno spulciato volumi, articoli e foto d’archivio per entrare a pieno nella filosofia Bagatti Valsecchi. Temevamo che l’eterogeneità delle collezioni potesse in qualche modo creare una barriera, un ostacolo, nel relazionarsi con la Casa Museo; invece si è rivelata una fonte (quasi) inestinguibile di spunti d’azione. Un approccio universitario curioso e serio li ha accompagnati nell’individuare 13 temi di lavoro, vagliati dai docenti e dal personale del Museo, portati avanti per l’intero semestre nel lungo e tortuoso percorso da idea a prototipo. Alla base il concetto che la tecnologia possa essere strumento che accresce il valore della visita se plasmato a dovere, e su questo i giovani studenti hanno sviluppato ottime riflessioni: dal piccolo libriccino che invita a fare propri pezzi della collezioni attraverso insolite attività, alla storia del giocatore che deve liberare l’anima dei Bagatti Valsecchi imprigionata dal mercante d’arte risolvendo gli enigmi; dal colloquio di lavoro da sostenere per diventare il nuovo domestico della casa museo alla creazione di oggetti di design rivestiti dai pattern unici che caratterizzano le sale del Palazzo di via Gesù. Ingegno, tecnologia, abilità, visione, passione hanno creato un mix incredibile di proposte di interazione tra pubblico e collezioni, per suscitare nei visitatori la stessa curiosità che i giovani studenti hanno sperimentato approfondendo la storia della Casa e dei suoi tesori.

Il Museo è orgoglioso di poter vantare un gruppo di Giovani Amici che bimestralmente si danno appuntamento per vivere le Sale del Palazzo attraverso esperienze meno istituzionali e più vicine alle loro esigenze: tra i 150 e i 350 under 35 animano gli aperitivi in maschera, le caccie al tesoro culturali, gli incontri con professionisti della cultura che Speechati – il gruppo giovani, appunto – organizza. Si è ritenuto quindi che sottoporre ai giovani dell’Associazione e ai suoi simpatizzanti una selezione dei prototipi potesse essere il modo migliore per testarli. In più di 130 hanno pazientemente fatto la coda davanti ai tavoli dove gli studenti illustravano i progetti e offrivano smartphone e tablet sui quali erano state preventivamente installate le app sperimentali; per quattro ore le sale del Museo si sono animate con quadri che declamavano indovinelli, fantasmi che uscivano dai camini e specchi che rivelavano enigmi a carattere massonico. Il tutto senza infastidire chi invece prediligeva le visite guidate tradizionali. La frase che è ricorsa più spesso tra i tester è stata: “Non credevo che in un museo ci si potesse divertire così tanto”.

Bagatti Valsecchi realtà aumentata

Ma cosa rimane al Museo di questa esperienza? Molto. Da tanti punti di vista. Che sessanta giovani che vivono a Milano e non conoscevano il Museo siano entrati, lo abbiano vissuto e amato, ne abbiano parlato. Che siano stati sperimentati tanti modi diversi di relazionarsi alle collezioni, anche se in fase prototipale, con l’auspicio di trovare a breve le risorse per renderli esecutivi. Che siano state attivate nuove sinergie, prime tra tutte quelle per diversi progetti di tesi di laurea che siamo certi porteranno altri spunti e ancora nuovi punti di vista.
Credo che la sfida più grande per chi lavora in un museo sia quella di mantenere lo sguardo ‘vergine’: riuscire a vedere le collezioni e i percorsi di visita come chi vi posa il proprio sguardo per la prima volta; per fare questo si ricercano costantemente occasioni per individuare modi differenti per vivere le collezioni come quelle dei fratelli Bagatti Valsecchi. Qualora quello sguardo non si possa mantenere, sono manna dal cielo le collaborazioni virtuose come questa. Perseguire strade del genere è essenziale: il Museo vive di coloro che tornano a visitarlo e che auspicano di trovare esperienze nuove ogni volta; sono loro i destinatari di quelle operazioni e di quegli strumenti che valorizzano i dettagli.
Un vivo ringraziamento a Maria Elena Colombo, fautrice del felice incontro.

Il blog del corso https://arandme.wordpress.com/

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